Ripostiglio di tre metri quadri in affitto, prima della trasformazione
Il ripostiglio prima della trasformazione. Foto dell'autore.

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Ho provato ad affittare il mio ripostiglio per 400 euro al mese

Il mercato degli affitti è così terribile che la gente è disposta ad accettare qualunque cosa: anche di vivere in uno stanzino di tre metri quadri.

Quando sono arrivato a Berlino a 18 anni, senza un soldo né un lavoro, trovare casa è stato un incubo: passavo ore a mandare messaggi sui siti di annunci, ma nessuno sembrava interessato a rispondermi. Oggi i ruoli si sono invertiti. Ogni volta che nella casa in cui vivo si libera un posto e io pubblico un annuncio, mi ritrovo con la casella piena di messaggi.

Ok, la casa è carina, ma non è certo una reggia e per 370 euro al mese a testa non è nemmeno così economica per Berlino. Uno dei vantaggi principali è la posizione—sei a dieci minuti da Kreuzberg e a cinque minuti dal Berghain—ma resta un grigio palazzone in cui per sederti a tavola ostruisci la porta della cucina e del bagno.

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Così a un certo punto mi sono chiesto: quanto deve fare schifo una stanza per scoraggiare del tutto un giovane studente o lavoratore alla ricerca di una sistemazione a Berlino? Serviva un esperimento. Il nostro ripostiglio, tre metri quadrati e nemmeno una finestra, era esattamente quello spazio dove nessuno avrebbe mai voluto vivere. E io avrei fatto finta di affittarlo.

Per prima cosa, servivano qualche elemento d'arredo e piccole modifiche: un letto da campeggio dell'epoca di Berlino Est (15 euro), un quadro tutto rovinato che ho barattato con un pezzo di cioccolato, una lampada da tavolo a forma di cuore (avuta gratis) e adesivo con una frase ad effetto e quanto mai azzeccata al contesto: "Home is where the heart is."

Das fertige Zimmer. Es ist winzig.

Foto: Flora Rüegg

Per montare i pezzi principali, chiamo in aiuto un amico con qualche conoscenza pratica. Armati di trapani, tasselli e buona volontà, montiamo il letto su un supporto terribilmente instabile, e poi fissiamo al muro una scrivania a scomparsa che avrebbe retto a malapena un foglio. Ci sentiamo ispirati montiamo anche una mensola e appendiamo un quadro discutibile e un calendario con un collage di foto del mio cane, Uwe. Dopo due ore di duro lavoro, la stanza è pronta.

Step successivo: creare l'annuncio. Decido di usare un account falso e un nome falso (Emmanuel), creo una casella mail apposita e piazzo un annuncio per una "stanza accogliente (e super berlinese!)." Nella descrizione il mio ripostiglio diventa una "piccola oasi di pace" con un certo "charme decadente che riflette lo spirito berlinese contemporaneo." Per il prezzo, fisso 100 euro al metro quadro, più le spese (wi-fi, utenze, ecc.). In totale, quindi, 400 euro al mese.

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In men che non si dica, ricevo ben 75 candidature di potenziali inquilini provenienti da qualsiasi frangia della società—studenti, buttafuori e addirittura residenti dell'Isola di Man.

Alcune sono risposte automatiche di quelle che copi-incolli e mandi a qualsiasi annuncio venga pubblicato. Le scarto subito. Cercando tra gli altri messaggi, però, trovo anche qualche sincero complimento sulla stanza, tipo, "È molto diversa dalle altre, ma sembra fantastica, mi piace l'atmosfera." Incredibilmente non ricevo nemmeno tanti insulti, solo qualche commento tipo: "Complimenti," mi scrive Philipp, "Tre metri quadri sono davvero imbattibili."

Mentre leggo i messaggi entusiasti degli utenti (chiaramente disperati) mi sento una persona davvero orribile. Sinceramente, non so come facciano i proprietari che pubblicano i tanti annunci truffa a portarsi dietro tutto questo malessere.

Noch ein Screenshot von dem Inserat.

Screenshot: WG-gesucht

Per non giocare troppo con i sentimenti altrui, decido di dividere i potenziali inquilini in gruppi. Innanzitutto scarto tutti quelli che per un motivo o per l'altro si sono trovati improvvisamente senza una sistemazione e sono alla ricerca disperata di un posto dove stare. Poi elimino anche quelli che vengono da fuori, e che dovrebbero quindi farsi un viaggio per visitare l'appartamento, e anche chi è in città solo per pochi giorni.

Fatto questo, mi ritrovo con una lista di papabili coinquilini. Ora sono pronto a incontrarli di persona.

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Eine Collage zweier Fotos des winzigen, winzigen Zimmers.

Photo: Flora Rüegg

LISA La prima persona con cui concordo una visita è Matt, uno studente che mi aveva scritto dicendo che la stanza era "davvero figa." Matt alla fine non si presenta, e come lui tanti altri mi danno buca (giustamente) senza avvisare o dare spiegazioni. Poi arriva Lisa, che abita in periferia e non va d'accordo con la coinquilina, che la tratta come una bambina e le manda infiniti messaggi vocali su WhatsApp in cui impartisce la sua saggezza senza remore. Nel mio accurato metodo di selezione dei candidati, non avevo considerato questo tipo di disperazione.

All'inizio tergiversiamo—lei è troppo educata per chiedermi di vedere la stanza, e io troppo nervoso per mostrargliela. Alla fine, le faccio strada. Appena apro la porta, strabuzza gli occhi incredula e poi si abbandona a un lungo "Oooooh." Subito dopo, si ricompone e mi chiede cortesemente come si sale sul letto. "Dobbiamo ancora montare una scaletta di corda," le spiego.

Lisa mi dice che è soddisfatta della visita e che lei è pronta a trasferirsi, se per noi va bene. A questo punto, ci sediamo al tavolo in salotto e le spiego tutta la verità. "Ah, è uno scherzo? Meno male," sorride. A questo punto ci raggiunge anche il mio coinquilino e per i successivi 30 minuti Lisa ci racconta un mese di ricerca infernale, tra le molestie ricevute—"l'affitto è così basso per un motivo"—e altre storie terribili sulla sua coinquilina. Mentre ci salutiamo, le chiedo scusa altre tre volte.

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ETHAN Originario di Austin, Texas, Ethan ha 25 anni, fa il video producer e condivide una stanza in ostello a Keuzberg con uno sconosciuto. Mentre prendiamo una birra mi parla della sua passione per la lettura, di Babylon Berlin e di politica americana.

Quindici minuti dopo, è il momento di visitare la stanza. Ethan entra, annuisce e dice, "Penso che potrebbe andare." Esce e mi chiede come funziona con le pulizie della casa. Io sono basito.

Noch eine Collage aus zwei Fotos der sehr, sehr kleinen Kammer.

Foto: Flora Rüegg

A questo punto gli dico la verità. All'inizio Ethan sembra piuttosto deluso, ma poi confessa che mi avrebbe mandato un messaggio per disdire appena arrivato a casa. Prima di andare via mi chiede di inviargli il link di questo articolo, e mi propone di vederci per una birra—anche se penso che sia interessato a berci quella birra tanto quanto era interessato a vivere nel ripostiglio.

KLARA Klara studia alla Humboldt University e si presenta con un amico, Joao, portoghese in Erasmus. Ho come l'impressione che i due stiano insieme e cerchino una stanza da condividere.

Mentre facciamo due chiacchiere all'ingresso, Klara mi racconta di aver già visto 15 case nelle ultime settimane. Joao è di buon umore, e mi parla di Porto con entusiasmo. Klara, invece, sembra annoiata e così veniamo al dunque. "Hai domande sulla stanza?" Le chiedo. "Sì, sono davvero solo tre metri quadrati?" chiede Klara. "Sì, esatto," confermo. Klara sperava fosse un errore.

Quando apro la porta del ripostiglio, però, non sembra scioccata. Analizza la situazione con tranquillità, in ogni dettaglio. "Non c'è posto per la mia roba," osserva. "Non c'è nemmeno una finestra." Provo con una battuta—il panorama alpino dipinto sul quadro è comunque meglio di quello che si vedrebbe fuori, no? Lei mi ignora. "E l'affitto sono davvero 400 euro?" Sì.

"Ok, sul lungo periodo direi di no, ma la prendo mentre cerco altro." Ecco, questa non me l'aspettavo. Klara mi spiega che non riesce più a dormire nella stessa stanza di suo fratello. Così, prima di addentrarci nel dramma familiare, faccio subito un passo indietro e le spiego che la "stanza" non è davvero in affitto.

Lei pensa che stia scherzando, e così le mostro le altre stanze della casa, tutte di dimensioni normali. Per darle una chiara prova di quanto questo annuncio fosse una fregatura, le mostro il letto pericolosamente instabile. Aveva il sentore che qualcosa non andasse, mi dice, "ma l'avrei presa comunque."

Prima di salutarci, come ho fatto con tutti i ragazzi che hanno visitato il nostro sgabuzzino, prometto a Klara di farle sapere nel caso dovessi sentire di stanze libere. Ed è esattamente quello che ho intenzione di fare. Quindi, se per caso sapete di stanze disponibili a Berlino, mandatemi una mail a emanuelflickenschild@gmx.de. Grazie!