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Mi si avvicina una collega, sempre giornalista, un paio di anni in più di me, e mi fa notare che per essere un privé pieno di rapper non c’è chissà quale bordello, nessun comportamento esagerato, nessuna cosa sopra le righe.
Spiegazione: innanzitutto di questi tempi nessun personaggio famoso, e quindi nemmeno un rapper, vuole passare per “porco”. Sarà anche il #metoo, sicuro, ma soprattutto è il femminismo che finalmente si è fatto pop, ha influenzato direttamente e indirettamente enormi fette della nostra vita quotidiana, soprattutto nel mondo dello spettacolo. Basta farci caso: le tipe, nei video del nuovo rap e della trap, non ci sono più. E nei rari casi in cui ci sono hanno ruoli meno passivi e oggettificanti di un tempo. Non sono scelte opportuniste, non è che produttori e rapper stanno pianificando testi e video per essere apprezzati da noi giornalisti o dal pubblico femminista; semmai è che c’è molta voglia di dire la verità: le tipe le vorresti, ma quasi sempre non ce le hai. C’è un verso di Pericolo che rende l’idea: “Voglio tutte quelle cose che Gesù non vuole / Soldi e troie, ma per ora solo paranoie”.Le ballerine che twerkano hanno sempre meno a che fare con l’immaginario del rap. Lo ammette Nitro quando in un suo pezzo canta che sarebbe vergine se non facesse rap, ma è evidente per chiunque: in questo mondo della musica le cose vanno a imbuto, ce la fa solo uno tra i mille e quello che ce la fa se lo ricorda bene, che all’inizio non hai niente, né soldi né tipe. Poi, se il mercato e le cose ti dicono bene, allora si passa dal niente al “Scelgo una tipa, nessuna dice di no / Me la portano in camera con una vodka”. Ma sempre con la consapevolezza che nessuna dice no solo perché, per qualche motivo, le cose sono andate per il verso giusto con la musica.
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Massimo Pericolo e i nuovi rapper, tutti arrabbiati, che urlano come urla Speranza, possono sembrare gente che dice cose sgradevoli: ma trasmettono sentimenti che sono comuni, sinceri. I rapper come ambasciatori dei sentimenti degli incel? Forse un filo sì, anche se può sembrare assurdo, perché è gente intelligente (chi se li immagina come dei tossici sbaglia tutto) che subisce le turbolenze emotive del proprio mondo e in fondo sa che la follia di un mercato da tutto-o-niente fa male, crea disagio. Si passa da fumare “canne a sgamo dietro al reparto” agli "sbatti da ricco tipo / Devo lavare jeans griffato / Al contrario la maglia Armani a mano”.
C’è un pezzo di Salmo e Fibra, (l’hanno ballato e cantato tutti qui sul ponte della nave) che a un certo punto fa: "Più soldi fai più ci sono drammi", e sicuramente è vero. Dalla provincia povera e disagiata puoi pure scappare, ma poi dell’ansia e delle paranoie non te ne liberi mai nemmeno se fai il cash. Perché è così che funziona un mercato schizofrenico come questo: ad ascese e discese velocissime e impossibili da sostenere, se non con l’aiuto di alcol, droga o tranquillanti. E tu, rapper, questo disagio non lo sfoghi più verso l’esterno, ostentando soldi e ballerine, ma lo interiorizzi, lo sfoghi su te stesso con beveroni alla codeina e testi intimisti. Se la trap diventa emotrap c’è un motivo.Un tempo, magari, nell’hip hop il musicista di successo portava avanti lo storytelling dell’uscita dal ghetto: "Prima andava male perché ero povero, ora sono ricco e tra droga e tipe faccio la bella vita”. Ora i rapper sono più intelligenti e più sinceri, i soldi magari li ostentano ancora, ma molto meno, e anziché fare finta che sia tutto risolto dicono la verità, scrivono canzoni introspettive e piene di ansie (quelle di Massimo Pericolo, ma anche di Ketama) o persino canzoni d’amore ("Il cielo nella stanza" di Salmo).
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*Ah, a proposito di Ketama, quando dice “se muore un tossico a nessuno frega un cazzo, a meno che quel tossico non sia tuo padre o il tuo ragazzo”, non è solo che dice la verità, ma dice la verità degli ultimi di cui non si occupa nessuno: di tossici e di cosa subiscono i carcerati non se ne occupa la sinistra, anche se dovrebbe occuparsi degli ultimi, e nemmeno il femminismo, perché alla fine tossici e carcerati son tutti maschi.
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Così: arrivi in una crociera piena di fan del rap, di musicisti e gente con capelli rosa, tatuaggi in faccia e capelli doppia-base da periferia, e ci trovi un ambiente inclusivo, sereno, vivibile. La cosa può sorprendere solo perché i giovani, in un paese di vecchi scorbutici e perbenisti, vengono ancora raccontati male, capiti male, visti male e interpretati anche peggio. È una verità banale, ma ogni tanto va ripetuta: le giacche e le cravatte non valgono più di una tuta Givova. Anzi forse, a doverci scommettere dei soldi, si trovano più violenze, più giochi di potere, più sessismo, più omofobia e soprusi nei posti con la gente vestita “per bene” che in un festival rap, il genere musicale giudicato “irrispettoso verso le donne”, “omofobo” e così via. Non sto facendo un discorso sul passato eh, anche oggi è così, siamo ancora circondati da pregiudizi ammuffiti: basta andare a vedere cosa si è detto sui giornali di Sfera Ebbasta. Orde di editoriali che sembravano scritti dalla moglie di Ned Flanders.Quindi? Quindi speriamo che Salmo la crociera la rifaccia (lui dice di sì, una all’anno d’ora in poi) e speriamo che altre aziende come Red Bull lo aiutino a farlo, che non è scontato. Più soldi a questi ragazzi coi tatuaggi in faccia e gli occhiali da sole anche di notte, più navi in cui c’è musica fino alla sei del mattino, più porti che le ospitano (sempre meglio dell’idea “per bene” dei porti chiusi, del “buonsenso” da salvinisti, che è buono solo se la tua idea di mondo ideale è un eden leghista, proibizionista e noioso). Ma anche, oltre che più soldi, più possibilità di organizzare cose come questa, muovere persone, proporre un modello di vita inclusivo, in cui artisti e fan si incrociano nei corridoi senza muri, transenne o buttafuori. Perché i soldi non bastano, ci vuole influenza: Kendrick Lamar ha fatto bene alla politica americana perché ha portato istanze, una voce… ecco, speriamo che pure i rapper di casa nostra facciano lo stesso qui.
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Salmo, parlando con noi giornalisti, diceva che oggi, nel suo mondo (cioè nel mercato musicale), non ci son soldi e per farcela devi essere il manager di te stesso, devi essere esperto di tutto, di palchi, di strumenti, di videoclip… non solo ha ragione a dirlo in modo che si sappia, che per stare a galla in un mercato difficile tocca spaccarsi il cervello imparando cose diversissime. Ma si può anche dire che questo è un concetto che lui dimostra continuamente, visto che—per esempio—riesce a stare dentro il mondo della trap continuando a fare concerti con gli strumenti, ed è l’unico rapper italiano ad aver tirato su un brand come Doomsday Society, che ormai è una realtà seria tanto quanto le case di moda che sponsorizzano gli altri rapper, con la differenza che non è un brand che veste Salmo, ma il brand di Salmo (e dei suoi colleghi, giovani talenti che hanno fatto la gavetta nell'underground come lui).Insomma, ce ne fossero di pezzi di scena di questo tipo che arrivano a essere così influenti da fare eventi così grossi e importanti. Fa bene perché, lo dico di nuovo, questo qui è un mercato di bravi, di talentuosi e di gente che si ammazza a imparare cose si impone sul mercato opposto, poco competitivo, fatto anche di gente che si impegna meno, che fa le cose peggio, proprio tipo quelli del ristorante della GNV, gente che magari così, piano piano, si apre un po’ a come va il mondo. E le cose vanno meglio.Enrico è su Instagram.Segui Noisey su Instagram e Facebook.