Primavera sound barcellona madrid
Foto: Paco Amate, per concessione di Primavera Sound.
Musica

Tutto quello che dovresti sapere sul Primavera Sound 2023

Abbiamo parlato di direzione artistica e di passato, presente e futuro dell'industria musicale con il direttore della comunicazione del festival.

C’è poco da fare, non esistono altri festival come il Primavera Sound. In oltre vent’anni di storia, il festival di Barcellona è diventato un appuntamento fisso per centinaia di migliaia di persone da tutto il mondo. Per alcuni è quasi un rito religioso, fatto di chilometri di corse tra i palchi e incastri impossibili per vedere tutti i concerti che si vorrebbe. Per altri è un’enorme festa in riva al mare, dove fan diversissimi tra loro per età, provenienza e gusti musicali si mescolano in maniera inaspettata. Per molti un po’ tutti e due. 

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Poche settimane fa il festival ha annunciato la lineup dell’edizione 2023 (che si terrà a Barcellona dall’1 al 3 giugno 2023 e a Madrid dall’8 al 10 giugno) anche quest’anno composta da decine di artisti in grado di soddisfare i fan di ogni genere musicale.

Ne abbiamo parlato con Joan Pons Pinac, che del festival è direttore della comunicazione. Con lui abbiamo ripercorso la storia del Primavera Sound, cercando di capire cosa lo renda così unico e come potrebbe evolversi in futuro - e ci ha anche dato qualche ottimo consiglio musicale.

Molti festival puntano sull’esperienza, o sul fare parte di una fanbase o semplicemente sul divertirsi tutta la notte; al centro del Primavera Sound invece c’è sempre stata innanzitutto la musica.

VICE: Ciao Joan, quando hai iniziato a lavorare al Primavera Sound?
Joan Pons Pinac:
Sono diventato direttore della comunicazione nel 2017, ma avevo già lavorato per anni al festival come freelance, realizzando contenuti audiovisivi e poi al Primavera Pro, la parte del festival dedicata ai professionisti dell’industria musicale. Ho frequentato il festival sin dalla prima edizione, nel 2001, come pubblico o come giornalista.

Com’era il Primavera Sound delle origini rispetto a quello di oggi?  
È difficile confrontare un’edizione con le precedenti. Cerchiamo di crescere e cambiare qualcosa ogni anno, imparando dagli errori, ma non credo potremmo fare diversamente: se facessimo sempre le stesse cose in modo meccanico sarebbe la nostra fine.

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È emozionante per me pensare a quegli anni, il Primavera Sound è stata una parte importante della mia vita e penso sia così per tutta la generazione che nei primi anni duemila aveva tra i 20 e i 30 anni ed era molto appassionata di musica, prima ancora che interessata ai festival in sé. Ci sono molti festival che puntano sull’esperienza del festival, o sul fare parte di una fanbase o semplicemente sul divertirsi tutta la notte, al centro del Primavera Sound invece c’è sempre stata innanzitutto la musica. Anche nel mio ruolo, occupandomi della comunicazione del festival, cerco di tenere a mente e trasmettere questo messaggio.

Primavera Sound Barcellona madrid

Primavera Sound. Foto: Kimberley Ross.

Questa prevalenza della musica su altri aspetti del festival credo si rifletta anche nella lineup. A volte si ha la sensazione che nei festival si punti tutto sugli headliner, e gli altri artisti più piccoli siano solo un riempitivo. Al contrario, al Primavera Sound mi sembra che molta gente sia attratta più dai tantissimi artisti meno famosi. È così? 
Noi diciamo sempre che non ci sono nomi piccoli nella lineup del Primavera Sound. Se un artista è in un certo orario e in un certo palco c’è un motivo dietro, di solito per ogni slot abbiamo 4 o 5 artisti tra cui scegliere e cerchiamo di fare la scelta migliore. A dirla tutta, quando andavo al festival come pubblico non sono mai stato a un concerto sul palco principale, forse una volta sola. E penso sia così per molti. D’altra parte, chiamare qualche grosso headliner ci aiuta a vendere abbastanza biglietti per poterci così permettere di avere tante piccole band, che altrimenti sarebbe impossibile portare in tour in Europa. Quindi meno male che ci sono gli headliner, perché grazie a loro posso vedere le band meno famose che mi piacciono!

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Non vogliamo espanderci come una grossa multinazionale o un brand, non siamo Starbucks.

Parlando della lineup del festival, soprattutto negli ultimi anni avete dato spazio a generi molto diversi, non solo indie-rock o pop ma anche tanto rap, elettronica o addirittura musica più sperimentale. Qual è il filo conduttore che seguite?
Penso che ogni appassionato di musica possa capirlo. Quando sei giovanissimo ascolti solo un genere o due, ma crescendo impari ad apprezzare ogni stile: magari ascolti un artista che fa flamenco, uno metal, uno jazz, e ti piacciono tutti. Tutti rappresentano qualcosa del presente della musica. Hai presente le liste di fine anno delle riviste o dei siti musicali? Ci sono sempre un sacco di generi diversi. Non ci interessa se un artista fa reggaeton, k-pop o hardcore punk: se dice qualcosa del presente della musica, ha senso che sia al Primavera.

In pratica, cerchiamo poi di tenere a mente i tre diversi gruppi che compongono il nostro pubblico: i più giovani, dai 18 ai 30 anni circa, quelli in mezzo, e i veterani del festival, gli over 45. Questo non vuol dire che la lineup sia divisa in percentuali esatte per ogni gruppo, ma cerchiamo di dare qualcosa a tutti. Per esempio, per i fan di vecchia data nel 2023 avremo Laurie Anderson o John Cale, la scorsa edizione c’era Mavis Staples. Credo sia importante rispettare il passato, rimanendo consapevoli del presente e guardando al futuro.

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Un altro criterio che seguiamo è la nostra idea di “perfetto giorno di festival”. Ci siamo chiesti come dovrebbe essere, e siamo arrivati alla conclusione che devi avere quattro tipi di show differenti. Il primo è un concerto molto atteso, come può essere un grosso headliner, una reunion di una band storica o qualcosa del genere. Il secondo deve essere qualcosa di impegnativo, qualcosa che ti scuota: magari è un artista sperimentale, o magari è un concerto reggaeton se non ti piace il reggaeton. Il terzo è un artista che non conoscevi e dopo averlo ascoltato diventa il tuo preferito, e questo è uno dei motivi per cui abbiamo così tanti nomi meno conosciuti. Infine, qualcosa di semplicemente divertente, perché a un festival hai anche bisogno di divertirti, senza pensare ad altro. Questi quattro elementi rendono un giorno di festival completo, e cerchiamo di offrirli ogni giorno a tutti, con diverse possibilità.

Primavera Sound Barcellona madrid

Primavera Sound. Foto: Christian Bertrand.

Nell’ultimo anno Primavera Sound è diventato sempre più internazionale: oltre al festival storico di Barcellona e al NOS Primavera Sound di Porto avete aggiunto i festival a Los Angeles e in Sud America, a San Paolo, Buenos Aires e Santiago. Cosa vi ha spinto a espandervi in queste città? Come sono andati?
Le esperienze di Los Angeles e in Sud America sono state un discreto successo. L’idea non è quella di andare lì per un anno e poi sparire, ma di creare qualcosa di duraturo. In questo momento stiamo discutendo delle possibili edizioni future, ad esempio se avranno le stesse dimensioni o altre cose del genere: non lo sappiamo ancora ma siamo molto contenti e orgogliosi di queste prime edizioni. Non vogliamo espanderci come una grossa multinazionale o un brand, non siamo Starbucks.

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Siamo andati in queste città perché ci siamo resi conto che ogni anno avevamo sempre più pubblico da ogni parte del mondo, ad esempio dall’America Latina o dagli Stati Uniti, ed è abbastanza sorprendente visto che hanno un sacco di festival anche lì. Abbiamo pensato che forse esiste davvero una comunità internazionale di appassionati di musica, lo stesso pubblico che vediamo a Barcellona esiste anche in America. Quindi perché non provare a fare un Primavera Sound anche lì? Penso che l’edizione di Barcellona, essendo l’originale, continuerà ad attirare persone da tutto il mondo, ma al tempo stesso molti di loro avranno altri festival più vicini al posto in cui vivono.

Avete mai pensato anche a fare altri festival in Europa? Per esempio, ci sono tantissimi italiani che ogni anno vengono al Primavera Sound, eppure non abbiamo festival simili.
È vero ma voi siete molto vicini, è più facile per voi raggiungere Barcellona. In realtà nel corso degli anni abbiamo parlato più volte della possibilità di fare qualcosa in Italia, quindi chissà, magari in futuro si farà veramente.

È un modo per mostrare al mondo i talenti locali. Per questo cerchiamo sempre di mettere artisti locali in slot importanti […] Non puoi dimenticarti da dove vieni.

Nel 2023 per la prima volta farete un doppio festival: una settimana a Barcellona, e quella successiva a Madrid. Location a parte, ci saranno differenze tra i due festival?
Per quanto riguarda la lineup, il festival sarà lo stesso al 99%. Ci sono alcune piccole differenze, ad esempio The Mars Volta suoneranno solo a Madrid, i Ghost solo a Barcellona, ma per il resto le lineup sono identiche.

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In realtà già nel 2022 il festival era su due weekend, anche se entrambi a Barcellona. L’idea era nata durante la pandemia, quando ci siamo accorti che c’era un sacco di domanda, in tantissimi volevano comprare i biglietti del festival, così decidemmo di fare due weekend invece di uno, entrambi andarono soldout.

Ma c’è anche un'altra ragione: è più facile avere certi artisti se assicuri loro due date invece di una. Per alcuni artisti internazionali non è sostenibile venire in Spagna o in Europa se hai soltanto un concerto, ma se invece hai una data a Barcellona, la settimana dopo un’altra a Madrid e poi un’altra ancora a Porto, dove abbiamo l’edizione portoghese del festival, magari aggiungendo qualche altro festival riesci a fare un tour europeo di almeno 4 o 5 date. Questo ci aiuta molto con il booking, soprattutto per gli headliner. All’inizio pensavamo sempre a Barcellona per il secondo weekend, poi abbiamo iniziato a conoscere meglio Madrid, dove facciamo altre cose durante l’anno, e così abbiamo deciso di fare un festival anche lì.

Primavera Sound Barcellona madrid

Primavera Sound. Foto: Kimmika.

Pensi che il vostro essere un festival sempre più internazionale cambierà il rapporto con la città di Barcellona? Come interagite con la comunità artistica locale?
Penso che si debba sempre collaborare con gli artisti locali, non solo a Barcellona ma in ogni città in cui andiamo. Il festival è una grossa opportunità di consapevolezza per loro. Puoi suonare a Barcellona durante il resto dell’anno in club più piccoli, ma se suoni al Primavera Sound suoni per un pubblico molto più vasto e probabilmente più internazionale: è un modo per mostrare al mondo i talenti locali. Per questo cerchiamo sempre di mettere artisti locali in slot importanti: l’anno prossimo, ad esempio, Bad Gyal suonerà in uno dei palchi principali.

Nel 2016 invece invitammo Rosalía, che suonò dal vivo il suo primo album, ben prima di diventare una star mondiale. Ma non solo lei, ci sono tante piccole band che cantano in catalano che hanno suonato al Primavera Club, la rassegna di concerti che organizziamo in autunno, e poi al festival vero e proprio. L’anno scorso abbiamo portato al festival la reunion degli Antònia Font, una band storica di Maiorca, che sono molto conosciuti in Catalogna ma non da altre parti. O ancora, nel 2017 avevamo i Los Planetas, un’altra band storica spagnola, come concerto a sorpresa, non annunciato. Non puoi dimenticarti da dove vieni, se sei di Barcellona devi dare qualcosa indietro.

Quali sono secondo te i nomi imperdibili della prossima edizione?
Potrei dirti Rosalía, ma credo che Kendrick Lamar sarà davvero imperdibile. Forse è ovvio, ma per me è importante vedere un artista al picco della sua carriera, e penso che Kendrick lo stia raggiungendo proprio ora: è questo il momento perfetto, non tra cinque anni, e quando hai la fortuna di vedere un grande artista all’apice della sua carriera è davvero spettacolare. Poi ci sono anche altri artisti più piccoli, sono molto fan di Laurie Anderson ad esempio. Mi piacciono molto anche i Gilla Band, prima si chiamavano Girl Band, sono molto noise e mi ricordano un po’ i My Bloody Valentine: non vedo l’ora di vederli!

Il Primavera Sound si terrà a Barcellona dall’1 al 3 giugno 2023 e a Madrid dall’8 al 10 giugno. Puoi acquistare i biglietti su DICE a questo link.