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Ogni giorno un giornalista italiano si alza e cerca di creare una polemica che supporti l’esistenza di una fantomatica dittatura del politicamente corretto. L’ultima in ordine di tempo è partita dal Corriere della Sera che ha scritto come Nigella Lawson, food writer e protagonista di numerosi programmi tv a tema cibo nel Regno Unito, avesse proposto di cambiare nome agli spaghetti alla puttanesca. Indovinate un po’? Non era vero nulla.“Puttanesca” non si riferisce al sex work bensì all’idea che sia una pasta cucinata da slatterns, pigroni che non hanno voglia di andare al mercato e usano ingredienti freschi
L’origine della pasta alla puttanesca
Infatti, scrive Lawson, “puttanesca” non si riferisce al sex work bensì all’idea che sia una pasta cucinata da slattern, pigroni che non hanno voglia di andare al mercato e usano ingredienti freschi. Ma è davvero così? Come molti altri piatti di pasta, tipo la carbonara o l’amatriciana, le origini della puttanesca sono tutt’altro che chiare.Sembra che venga descritta per la prima volta in un libro degli anni Sessanta e prima si trovano sporadici riferimenti che sembrano non risalire oltre la metà degli anni Cinquanta
Partiamo dalla ricetta. Dice lo storico dell’alimentazione Luca Govoni: “Esistono tantissime varianti ma non possono mancare le olive, in particolare quelle di Gaeta, pomodori da sugo e capperi — e ovviamente olio. C’è chi aggiunge concentrato di pomodoro, origano, acciughe. È difficile stabilire la ricetta veritiera o la ricetta originale.” Una pasta svuota-dispensa appunto, che su Wikipedia viene definita un primo piatto della cucina napoletana.Nella Guida Gastronomica d’Italia del Touring Club, uscita nel 1931, la ricetta che noi chiamiamo alla puttanesca viene chiamata “Maccheroni alla marinara”
Parliamoci chiaro: è abbastanza ovvio che è difficile, per non dire impossibile, capire quando può essere stato creato un condimento simile. Sono ingredienti di facile reperimento e ancora più facile assemblaggio e tuttora a Napoli si mangia la pasta aulive e chiappariell’, olive e capperi. Già nel libro “Cucina teorico-pratica” di Ippolito Cavalcanti, uscito a metà Ottocento e considerato la base della tradizione culinaria napoletana moderna, troviamo una menzione dei "Vermicelli all'olio con olive capperi ed alici salse". Nella Guida Gastronomica d’Italia del Touring Club, uscita nel 1931, la ricetta che noi chiamiamo alla puttanesca viene chiamata “Maccheroni alla marinara”. Il primo riferimento scritto a quel tanto dibattuto puttanesca è nel 1961 nel romanzo “Ferito a morte” (Premio Strega) di Raffaele La Capria dove si menzionano degli spaghetti alla puttanesca “come li fanno a Siracusa”. Cosa c’entra la Sicilia ora"!, direte voi. Non lo sappiamo. Ma che qui ci sia una gran confusione l’abbiamo già capito.“È difficile che il nome venga dai bordelli, visto che le case chiuse sono state abolite nel 1958”
Sì, ma quindi il nome della pasta alla puttanesca?
Quanto all’uso del “puttanesca”, a inizio settembre sono stata al TEDx di Ferrara, dove l’antropologa e attivista Giulia Zollino ha fatto uno splendido intervento sulla riappropriazione del termine “puttana” e su come possiamo rivendicare con fierezza e orgoglio un termine che per decenni è stato usato spregiativamente. Qualche tempo fa ho scritto un pezzo sui residuati razzisti nell’industria alimentare italiana e credo di non avere mai ricevuto così tanti insulti come talebana della cancel culture.Ma quella era una situazione completamente diversa e rivendico ancora quello che ho scritto: se un nome offende una categoria di persone, ostinarsi a utilizzarlo in nome di una supposta “tradizione” è reazionario, miope e anacronistico. Censurare puttanesca mi sembrerebbe invece una mossa da Moige e infatti nessuno, nemmeno la Lawson, l’aveva proposto. A volte, invece che saltare sul carro dell’ultima polemica contro il politicamente corretto, sarebbe più utile impiegare il proprio tempo a fare un po’ di ricerca storica, o a cucinare la puttanesca che in effetti è davvero facile.Segui Giorgia su Instagram.A volte, invece che saltare sul carro dell’ultima polemica contro il politicamente corretto, sarebbe più utile impiegare il proprio tempo a fare un po’ di ricerca storica
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