Identità

Come gestire le amicizie che ti fanno 'stare male'

Non si tratta necessariamente di rapporti 'tossici' o dannosi, ma ci sono comunque dei consigli per affrontare delle amicizie che ti deludono.
Vincenzo Ligresti
Milan, IT
amicizie tossiche
Illustrazione di Mary Long via AdobeStock.

Non è sempre facile ammetterlo, ma ci sono amici che ogni volta che li vedi o senti ti lasciano una sensazione un po’ ‘strana’ addosso. Che siano persone che conosci da anni e con cui il rapporto non è mai stato ‘ridiscusso’, oppure amicizie legate a determinati ambiti della tua vita, quella sensazione di stranezza può assumere forme diverse—insicurezza costante come effetto di un loro atteggiamento nei tuoi confronti, disagio per il circolo di negatività in cui sembrano buttarti, frustrazione per la percezione di un rapporto a senso unico, smarrimento, delusione.

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Spesso, nonostante queste cose facciano stare male, il pensiero è: “È pur sempre un/a amico/a, che ci posso fare.” In altri casi, la tentazione è quella di ghostare o evitare direttamente i terreni scivolosi, senza mai confrontarsi apertamente.

Ovviamente potrebbe trattarsi solo di un periodo, ma se queste sensazioni di malessere persistono, è il caso di agire prima di sentirsi totalmente sopraffatti dalla situazione.

Quindi, come muoversi? Non esistono risposte assolute, ma con l’aiuto di Carlo Romano, psicoterapeuta psicoanalitico e divulgatore, qui sotto abbiamo dato qualche dritta. 

Amicizie che ci fanno stare male e comportamenti ‘tossici’

Innanzitutto, comprendere di trovarsi ‘incastrati’ in un’amicizia che ci fa star male non dovrebbe essere considerato un motivo di vergogna, piuttosto “uno spunto di riflessione per capire meglio che cosa significa davvero per noi questo rapporto,” spiega Romano.

I rapporti amicali sono tutti diversi, e quelli che non ci piacciono—o che per certi versi hanno smesso di piacerci—non fanno eccezione. È quindi meglio essere il più sinceri possibile con se stessi, e domandarsi: quali sono le cose di questa persona che mi infastidiscono? Sarebbero fastidiose per chiunque, o sono io che le percepisco in questo modo? La persona le fa apposta per destabilzzarmi, o non ha idea che mi facciano star male?

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In generale, bisogna evitare l’errore di focalizzarsi solo sui comportamenti dell’altra persona—anche se ne esistono alcuni che, reiterati, possono considerarsi sempre disfunzionali (in gergo ‘tossici’).

Per esempio, quando l’altra persona non ti chiede mai con sincero interesse E tu come stai?; è sempre in competizione con te; non rispetta i tuoi spazi ed è gelosa delle tue amicizie; ti sminuisce e fa sempre “battute” sul tuo conto davanti agli altri, ma tu non ridi mai.

Esistono, però, dei casi in cui le emozioni negative provocate dall’amicizia sono più una questione personale. Per esempio, in alcuni periodi per noi particolarmente sfidanti, potrebbe non galvanizzarci l’idea di rispondere al telefono ogni due ore a una persona che ci rovescia addosso solo lamentele, nonostante non se ne renda conto. 

Casi più difficili da ammettere a noi stessi, poi, riguardano le sensazioni di forte disagio che ci provocano certe caratteristiche di un amico—prendiamo per esempio i suoi traguardi, il suo tenore di vita. Per Romano, in questo caso bisognerebbe lavorare prima su se stessi, magari con un terapeuta, perché stiamo guardando la situazione da un punto di vista errato che potrebbe “oscurare un sincero sentimento di ammirazione e stima nei confronti dell’altra persona.”

Assertività: cos’è in psicologia e perché è utile

Una volta riflettuto su quali siano i reali motivi per cui il rapporto di amicizia ci fa star male, la mossa successiva sarebbe parlarne con la persona interessata.

Per Romano, il modo migliore per prepararsi a un confronto del genere è allenarsi a quella che in psicologia è definita “assertività”. Che non significa cercare di prevaricare sull’altro o dominare la conversazione, ma provare a veicolare le nostre emozioni, “in maniera ferma ed educata, senza offendere né aggredire l'interlocutore.”

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Se ci stiamo investendo del tempo, in fondo, è perché stiamo tentando di rinegoziare il rapporto. 

In questo senso, però, la preparazione richiesta non dovrebbe trasformarsi in una scusa per non parlarne mai. Questo perché, anche senza rendercene conto, si potrebbe serbare sempre più rancore per l’altra persona, o portare il problema del rapporto su un livello molto più difficile da gestire.

Rinegoziare il rapporto di amicizia

In ogni caso, iniziare una conversazione simile non è semplice, e per questo Romano consiglia di esordire con, “‘Questa cosa che hai detto/fatto nei contesti x e y, mi ha fatto stare un po’ male’, se si ha davanti una persona che è stata un po’ meno attenta, detto qualcosa che ci ha offeso, o attuato comportamenti che ci hanno buttato giù.”

L’obiettivo finale, del resto, è definire nuovi confini, perché la propria sensibilità è cambiata o perché non è mai stato chiarito un aspetto di noi o del rapporto. Le persone crescono, cambiano, mutano—e anche solo aver trovato la forza di parlare di ciò che ci fa star male potrebbe esserne il risultato. 

Voler frequentare meno o diversamente qualcuno non significa che non ti importa. Quindi chiedere, per esempio, all’altra persona che ti racconti i suoi disagi quando vi vedete di presenza, e non ti faccia il resoconto giornaliero, è un tuo diritto.

Come ricorda Romano, però, “la mediazione, per essere tale, deve avvenire da entrambe le parti in gioco.”

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Quando chiudere un’amicizia?

Ovviamente l’altra persona potrebbe reagire non proprio benissimo, oppure dirsi molto disponibile ma senza provare a cambiare o smussare davvero certi atteggiamenti. 

È qualcosa a cui non pensiamo mai, perché crediamo sia una possibilità esclusiva delle relazioni sentimentali, ma in realtà chiedere una “pausa di riflessione” a un amico, soprattutto se è di quelli che frequenti spesso, è possibile.

Secondo Romano, potrebbe rivelarsi utile per ‘riflettere’ su determinati quesiti: mi manca davvero la nostra amicizia com’era prima? Ricominciare ‘da capo’ introdurrà dinamiche inedite nel nostro rapporto? Mi sento meglio adesso? E se a questo punto, dopo aver valutato per bene, volessi proprio chiudere il rapporto?

A prescindere dalla pausa o meno, sarebbe il caso di chiudere “quando, nonostante l’aver espresso il proprio punto di vista con assertività, dall’altra parte non vediamo una presa di consapevolezza della situazione,” chiarisce Romano. “Non possiamo avere potere sul comportamento degli altri, ma solo sul nostro.”

Nell’arco della nostra vita diventiamo persone diverse, con aspettative ed esigenze ancor più diverse. Queste sono solo nostre, e non sempre combaciano con le persone che ci stanno accanto.

Rinegoziare un rapporto con qualcuno—o anche salutarlo per svariate ragioni—capita prima o poi a tutti, e spesso se ne esce molto più forti.

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