Identità

La mia relazione funziona—allora perché ho paura di perdermi qualcosa?

Quando passa l’innamoramento iniziale, il conto ‘ci perdo o ci guadagno a stare con te?’ diventa inevitabile. Una psicologa ci aiuta a venirne a capo.
dubbi relazione

A pensarci bene, non c’è niente che veramente non vada nella tua relazione. L’altra persona ti attrae, ti rispetta, ti sostiene e avete interessi e valori in comune. Eppure, a volte, si insinua un dubbio, un pensiero che fa quasi paura articolare chiaramente: e se mi stessi perdendo qualcosa? Se fossi single, la mia vita sarebbe più interessante? Più divertente? Più eccitante, anche sessualmente? Me ne andrei a studiare o a lavorare altrove, magari all’estero?

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Porsi queste domande è piuttosto normale, rassicura innanzitutto Chiara Simonelli, psicoterapeuta, sessuologa e professoressa di psicologia alla Sapienza di Roma. “Se non è una cosa ossessiva. Se mi alzo tutte le mattine e mi chiedo che cosa mi sto perdendo, è un brutto segno.”

Il problema è volere qualcosa che non si ha oppure è nella relazione?

La questione di fondo da chiarire è se io mi stia confrontando con quello che Simonelli descrive come “un problema umano che esiste da sempre,” ovvero il vedere e il volere quel che non si ha, o con l’inizio della fine di un rapporto che si è esaurito.

Cercare di valutare il grado di coinvolgimento, equilibrio e soddisfazione di coppia, anche rispetto agli obiettivi che immaginiamo o perseguiamo individualmente, è importante per la propria qualità di vita. E naturale.

Soprattutto quando, con il tempo, si cominciano a vedere più chiaramente difetti e differenze, e si prende contatto con una realtà a volte lontana dall’idealizzazione e l’euforia tipiche delle fasi iniziali di una relazione. “Quando passa l’innamoramento vero e proprio e si entra nell’amore, le contrattazioni emotive, il conto ‘ci perdo o ci guadagno a stare con questa persona?’ diventano inevitabili,” dice Simonelli.

Un amore corrisposto significa stabilire una priorità, la possibilità di immaginare le cose in due piuttosto che da soli, significa il piacere di condividere—“che non vuol dire vivere in simbiosi, per carità!,” sottolinea la psicoterapeuta. Ma se mi sento in obbligo di fare troppo spesso troppe cose che non mi piacciono o tralasciare frequentazioni e abitudini che per me sono importanti, la voglia di scappare dalla frustrazione e il malessere per le piccole e grandi cose diventa enorme.

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Perché nascono dubbi sul rapporto?

“Nel giro di qualche generazione è cambiato tutto,” dice Simonelli. Sono cambiati i ruoli e le aspettative di coppia, che vedono anche le donne più libere di decidere le sorti delle loro relazioni. Sono cambiate le traiettorie di vita, con i giovani che si trovano ad affrontare un’instabilità socio-economica che ha inevitabilmente portato a rimandare traguardi come il matrimonio e i figli, svuotandoli in parte del valore che avevano in passato. È cambiata la società, continua la psicoterapeuta, sempre più segnata da uno spiccato individualismo in cui l’imperativo è diventato quello di inseguire la propria felicità.

“[Ma] c’è sempre un prezzo da pagare, sia per stare soli che per stare in coppia. Devi scegliere quello che va meglio per te in quel momento, senza dover abbozzare su tutto e senza pensare di aver trovato l’Eldorado,” dice Simonelli. Un partner è imperfetto come lo siamo noi. Se le imperfezioni reciproche si incastrano decentemente, allora possiamo essere contenti. Tra i vari mondi possibili, quello che abbiamo scelto ci piace. 

Lo scollamento che a volte percepiamo tra l’idea di come dovrebbe essere una relazione che funziona e quello che effettivamente è nella pratica è un problema collettivo, spiega l’esperta, che rende ancora più difficile valorizzare quello che si ha.

“Le nuove generazioni vanno molto alla ricerca dell’eccitazione, perché hai la sensazione di essere molto vivo,” dice la psicoterapeuta. Sicuramente, più una persona è giovane e più ha bisogno di capirsi attraverso le esperienze, il contatto con la realtà, con gli altri, e quindi di esplorare anche a livello sentimentale e sessuale. 

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Fare coppia, comunque, non vuol dire non provare attrazione per altre persone. “C’è un’idealizzazione in giro, che quando stai con una persona che hai scelto, con cui ti trovi mediamente bene, con cui non ci sono conflitti feroci, non vedi le altre donne e gli altri uomini—questo è un falso storico, li vedi benissimo!” chiarisce Simonelli. Non solo, sottolinea, ma sai che non esiste un’unica proverbiale metà della mela e che in teoria ognuno potrebbe formare tante coppie differenti, con esiti differenti a seconda della compatibilità. 

Cosa fare allora?

Se ti stai chiedendo se là fuori ci sia qualcosa di diverso o migliore per te, la prima cosa da fare è avere un po’ di pazienza. “C’è un grosso scarto tra l’ideale di come dovrebbero essere le cose o certe forti emozioni, che ognuno di noi può provare in alcuni momenti, e una quotidianità o lunghi periodi in cui le emozioni sono più affievolite o emergono delle problematiche,” dice Simonelli. Ci vuole tempo per capire se questa sia una crisi passeggera, un momento fisiologico di calo di interesse, oppure un segnale che qualcosa ha fatto il suo corso.

Può essere utile mettere a fuoco quali erano le aspettative per la relazione, e domandarsi se queste, all’inizio—quando tutto è idealizzato—siano state attese, e con cosa invece ci ritroviamo a che fare nel tempo. Interrogandoci pure su quale sia il nostro ruolo in tutto questo.

“Riuscire a capire che cosa noi mettiamo [nella relazione] è molto interessante [anche] perché le cose si ripetono,” dice Simonelli. Chi ha già avuto rapporti di una certa consistenza, può cercare di analizzare le proprie esperienze e tentare di individuare se ci sono delle difficoltà personali ricorrenti, anche chiedendo aiuto a un terapeuta, se ne sente il bisogno.

A volte, quello che diciamo—persino a noi stessi—di cercare e quello che ci procuriamo sono molto diversi: “Lì c’è la risposta a cosa stiamo cercando veramente.” È un lavoro continuo alla scoperta di sé e nel tentativo di capire quanto sto avendo di quello che davvero vorrei, nei limiti di ciò che è possibile. “Perché la coperta è sempre corta, ma noi stessi siamo la coperta. Nessuno va a rispondere a tutte le richieste e le esigenze, anche importanti, di un’altra persona,” dice Simonelli. Una compagna o un compagno può soddisfare con più o meno successo, a seconda dei momenti, alcuni bisogni emotivi e psicologici fondamentali, ma sarebbe ingiusto aspettarsi che possa colmare sempre qualsiasi necessità.

Quello che possiamo aspettarci, comunque, è il destino di continuare a scegliere—con criterio, si spera. “Ci sono dei tentennatori seriali che è come se sapessero che ogni scelta comporta un prezzo e non lo volessero pagare,” dice Simonelli. “È una furbata che non funziona. È un altro tipo di scelta, sempre perdente.”