Sono trascorsi pochi mesi da quando mi lamentavo di quanto facessero pena i ristoranti per vegetariani in Italia. Anche se la situazione non è del tutto cambiata (la maggior parte dei ristoranti esclusivamente vegetariani mantiene un profilo non invitante), la cucina vegetale—ovvero non quella per forza vegetariana o vegana, ma quella fatta perlopiù di verdure— ha cominciato velocemente a manifestarsi come un’epifania dentro le mura dei ristoranti. A testimoniare che proprio in Italia, grazie al clima, alla biodiversità e alla tradizione gastronomica, fortemente agricola, questa cucina è una cosa che sta nel DNA.La cucina vegetale è alla base di tutte le diete contadine, ha un fondo antropologico assolutamente chiaro e interpretabile
Sara Scarsella – Sintesi
Il ristorante ad Ariccia di Sara Scarsella e Matteo Compagnucci si pone molto in questa new wave. Sia perché è stato aperto a Febbraio del 2020, sia perché Sara e Matteo hanno fatto diverse esperienze all’estero, tra cui la Danimarca, la Silicon Valley dei cuochi, dove paradossalmente la cucina vegetale è più spinta della nostra. Sara in particolare ha riportato questi elementi nel menu di Sintesi.Per tutto quello che cresce sotto terra, come tuberi e radici, facciamo cotture più lunghe, magari aggiungendo un grasso come il burro.
Tommaso Melilli – consulente di Contrada Govinda
Se ci fosse un Everest dei ristoranti veg, probabilmente sarebbe Contrada Govinda. In questa rinnovata apertura milanese di Davide Longoni, non c’è solo cucina veg, ma anche affiliata agli Hare Krishna che abitano questo luogo da tempo. Dunque via carne e pesce, ma anche uova, cipolla, aglio, alcol.Ho colloquiato 30 cuochi diversi. La metà di loro ha fatto come ricetta di prova l’hummus. Questo ti fa capire quanta poca cultura e ricerca ci sia
Angela D’Errico – Bloom
Non è raro che, per giustificare l’utilizzo di carne o pesce nei menu, si tiri in ballo la tradizione. Eppure è piuttosto inverosimile che prima si mangiassero tutti questi animali, come dimostra la Puglia, la patria della cucina vegetariana italiana. “Purtroppo fin da piccoli vediamo la verdura come un eterno nemico. Per questo per cucinare bene le verdure, bisogna anche un po’ amarle” mi racconta Angela D’Errico, che lavora come chef da Bloom, ristorante di Bari. “E poi conoscere le consistenze e usare molta fantasia. Per me è stato fondamentale prima di qui lavorare due anni in una masseria a Monopoli e andare a coltivare l’orto insieme al giardiniere di allora. Vedevo il mio lavoro, da zero, trasformato e poi cucinato”.Per me è stato fondamentale prima di qui lavorare due anni in una masseria a Monopoli e andare a coltivare l’orto insieme al giardiniere di allora. Vedevo il mio lavoro, da zero, trasformato e poi cucinato
Tommaso Tonioni – Arso
Nel 2020, mentre tutti sognavano di lasciare le città per fare vita di campagna, Tommaso Tonioni partiva da Roma per trasferirsi all’interno di un’azienda agricola, dando vita al suo progetto, Arso, in provincia di Viterbo. Qui Pulicaro alleva animali allo stato semibrado e ha un orto, usato per lo più per la famiglia che Tonioni e la sua cucina hanno preso in mano. “Ho cominciato con un percorso di quattro proposte che cambiava spesso. Una proposta vegetariana c’è sempre stata, era la stessa del menu onnivoro con piccoli adattamenti. Per il resto andavo a sentimento”.Qui il barbecue è sempre acceso, cerco di dare anche al vegetale questo aroma (…) passa quasi tutto tramite la fiamma viva
Luna S. Ferrari – Fòla
Milano ha un sacco da fare su questo fronte, essendo una città molto attenta alle nuove direzioni. Da Agosto 2021 ospita Fòla, pasticceria, bottega di quartiere e gastronomia vegetale. A creare la proposta della cucina, soprattutto zuppe, verdure e insalate, c’è Luna S. Ferrari, insieme alle colleghe Tine e Claudia. “L’anno scorso ci siamo incontrate e nessuna di noi era particolarmente soddisfatta di quello che stava facendo. Volevamo lavorare in questo settore ma senza rinunciare a tutto”.A Milano in particolare, non siamo più abituati a mangiare verdure di qualità, ed è per questo che siamo partite dalla materia prima
Da qui è nata Fòla. “Sulle verdure ci scommetto e ci scommetterò sempre” racconta Luna “Diciamocelo: a nessuno piace mangiare verdure bollite. Ma il problema è che in Italia il vegetale è ancora associato al pensiero punitivo della dieta. Poco olio, poco sale, quindi poco gusto. A Milano in particolare, non siamo più abituati a mangiare verdure di qualità, ed è per questo che siamo partite dalla materia prima”.
Pier Daniele Seu – Seu Pizza Illuminati
Anche la pizza ha avuto la sua rivoluzione verde. Una rivoluzione lenta, perché anche se nasce come piatto veg, lavorare su questi temi in modo creativo non era affatto semplice. Pier Daniele Seu ha saputo creare un vero hype intorno alle pizze vegane. “Nel nostro locale c’era tantissima richiesta, anche per orientamenti religiosi. Quando abbiamo aperto, la pizza vegetariana era una cosa carente: verdure grigliate e mozzarella, una penitenza. Da lì l’idea di spingerci oltre e fare pizze vegane, non solo vegetariane, che fossero davvero buone”.Quando abbiamo aperto, la pizza vegetariana era una cosa carente: verdure grigliate e mozzarella, una penitenza.
Alice Delcourt – Erba Brusca
Ci sono menu in cui abbiamo tanti piatti con la carne, ci sono menu in cui non ce n’è nemmeno uno. Non è nostra intenzione eliminarla, ma vogliamo dargli meno importanza
Ma tornando a noi, cerco di capire come rendere queste benedette verdure così appaganti, anche per quelli che le schifano: “Le verdure sono super interessanti, pongono una sfida molto più grande perché dobbiamo lavorare per renderle interessanti anche per i nostri clienti. A me magari piace il broccolo arrosto, ma non è quello che posso servire. Per questo bisogna capire i sapori di base di ogni verdura, il loro flavour profile, per poi impiegare più tecniche sullo stesso ingrediente: possiamo essiccare, fermentare, grigliare, friggere”. Inoltre c’è sicuramente un fattore etico nella scelta di mettere i vegetali al primo posto: “È anche un atto politico. È una questione di responsabilità usare verdure e, soprattutto, verdure locali”.È anche un atto politico. È una questione di responsabilità usare verdure e, soprattutto, verdure locali
Diego Rossi – Trippa
Il mio sogno è una cucina fatta di verdure con contorno di carne
Ho trovato poche persone nella mia vita, che non fossero vegane o vegetariane, che avessero riflettuto così tanto sul rapporto tra carne e verdure come Diego Rossi. Certo quel nome, “Trippa”, potrebbe portare fuori strada. “Da noi ci sono sempre almeno tre piatti di verdure, dico almeno, perché poi ce ne sono anche cinque” mi racconta “Le verdure entrano in primo piano nella mia cucina e quindi tutta la carta cambia in base alla stagionalità. Il mio sogno è una cucina fatta di verdure con contorno di carne”.
Mi chiedo come si possa portare la stessa golosità del vitello tonnato e della trippa fritta su piatti vegetali: “Si prende una verdura e si cerca di lavorarla il meno possibile per mantenere il suo profumo, il suo sapore e la sua consistenza. Lì sta la bravura del cuoco, riuscire ad abbinare ingredienti, che siano verdura, frutta, frutta secca, cereali, legumi, in maniera che diventino golosi. Te lo spiego meglio con un piatto. In questo momento nel menu si sono le cime di rapa ripassate con una crema di pere, lampascioni sott’olio e pecorino. Abbiamo le pere Angelica che danno dolcezza, il burro untuosità e grassezza, le cime di rapa, che sono quel tipo di brassicacee che, se cotte in un certo modo, ricordano un po’ la fibra della carne alla masticazione, l’acidità dei lampascioni e per finire il pecorino”.
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