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Ho gestito uno dei siti d'incontri erotici più famosi d'Italia

Praticamente un sito porno amatoriale, a metà tra un Tinder senza vergogna e un Facebook dove tutti hanno ammesso che hanno solo voglia di sesso.
Juta
illustrazioni di Juta
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Illustrazione di Juta.

In un tempo ormai lontano, per rimorchiarsi e fare sesso nel giro di qualche ora c’erano ben poche opzioni, tipo il colpo di fulmine o le scritte nei bagni dell’autogrill, quegli appelli accorati con tanto di utenza telefonica che, con il legittimo beneficio del dubbio, non si poteva dire se fossero stati partoriti dalla fantasia di adulti consenzienti, o da qualche mente estremamente maligna. Loschi viaggi nelle esigenze più intime di viandanti arrapati, che contenevano in nuce un grande insegnamento: se hai voglia di qualcosa di speciale, è inutile girarci intorno. È meglio la cruda verità—“Cagami sul petto e scrivici Ti amo”, “Bocca di Velluto offre lezioni di flauto a camionisti volenterosi”, “Sono una lurida in calore, cerco cazzi megadimensionati”—che una docile bugia.

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C’erano poi le rubriche di annunci in appendice alle riviste pornoLe Ore, Maestre dell’Eros, Peccati Hard—e l’ormai mitologico Fermo Posta, il primo magazine studiato per aiutare i proto-scambisti e i fan dell’occasionale a organizzare incontri sessuali disimpegnati e senza pretese sentimentali.

L’umanità, insomma, ha sempre trovato il modo di procurarsi sesso facile, esattamente come si ingegna per comprare in saldo o parcheggiare il sabato sera in centro. Cercare l’amore è decisamente più problematico: ma questa è un’altra storia, che purtroppo non prevede sempre il lieto fine. I romantici non hanno vita semplice, tanto meno nella storia che sto per raccontarvi, dove il protagonista assoluto è il sesso senza sentimenti, che non guarda in faccia niente e nessuno, e che non è mai scontato pur essendo completamente gratuito.

The Internet is for Porn

Diversi anni fa, se mi avessero detto: “Cecilia, nel tuo futuro vedo comuni virtuali di scambisti, orge satellitari, masturbazioni digitali, coppie di tre persone e ragazzi unicorni”, avrei pensato male, molto male, e probabilmente non avrei chiesto ulteriori spiegazioni. Semplicemente sarei rimasta a fissare il mio interlocutore con lo stesso sguardo vacuo e disperato che si rivolge al medico che sta per comunicarti i risultati del test per le MST: “Mi dica dottore, è tutto ok?!”

Dissolvenza dal nero al più nero. Passano gli anni, siamo nei primi Duemila, internet esplode e con esso anche il mondo che se l’è inventato. Le use-net escono dai loro ghetti, forum e community online diventano un canale di interazione abituale, e progressivamente riformulano i linguaggi e comportamenti sociali. La gente inizia a cercare sesso in rete, emergono nuovi paradigmi di relazione e altre forme di vita. Nel frattempo anche io sono cresciuta e sono, più o meno, già (disincantata, disinibita e) al terzo impiego. E che mi metto a fare? La moderatrice di un sito per adulti.

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Stacco su schermo del pc. Vediamo foto di gente che si accoppia selvaggiamente, peni di ogni forma e dimensione, primi piani di vagine depilate e al naturale, pance imbrattate e bocche piene di avete capito cosa. È una giornata di lavoro ordinaria, in un ufficio ordinario, con una ragazza ordinaria che fa un lavoro straordinario. Lei—che poi sarei io—gestisce una community di incontri erotici, una delle più famose d’Italia. Praticamente un sito di pornografia amatoriale, una via di mezzo tra un Tinder senza vergogna e un Facebook dove tutti hanno finalmente ammesso che hanno solo una gran voglia di sesso.

Il sito in questione nasce all’alba del nuovo millennio da una semplice intuizione: il futuro del porno (e dei rapporti sociali) sarà il world wide web; lo dice la parola. L’opportunità di creare tanti deus ex machina che offrano nuove direttrici di sviluppo alla ragnatela, vien da sé. I risultati emergono dai presupposti: bingo.

Nella prassi, il lavoro del community manager non è molto diverso da quello del controllore: è il supervisor del sistema. Revisiona i profili degli iscritti e i contenuti user generated (foto, interventi pubblici), risponde alle mail degli utenti, e interviene in caso di segnalazioni d’abuso (scammer, spammer, stalker e fake) o violazione delle regole della community (mercimonio, pedofilia, zoofilia). Ma, considerando che stiamo parlando di un sito di incontri sessuali, se aggiungessi che un community manager è anche tenuto a leggere i messaggi privati tra gli iscritti, allora cosa vi chiedereste? (Ad ogni modo: l’etica del lavoro, il rispetto della privacy, la riservatezza e la tutela dei dati personali degli iscritti non sono un requisito opzionale per chi opera nelle retrovie di un sito web dai contenuti espliciti).

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Mi piacerebbe dirvi che ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare ma non sarebbe del tutto vero, perché ormai lo sanno tutti che ai nostri alter ego virtuali piace il gioco sporco. Oppure potrei farvi un corso accelerato di dirty talking ma probabilmente, con le parolacce, siete già avanti. Ma ora vi racconterò come sono sopravvissuta a un lavoro che mi ha inevitabilmente costretta a una riflessione critica sul peso specifico del sesso nel contemporaneo. Anche se, certe volte, ne avrei fatto volentieri a meno.

La verità ti fa male?

Applicando la doppia logica dell’atarassia e dell’empatia funzionale, con il sereno distacco dello scettico e l’apatia dello stoico, nella sospensione del giudizio di kantiana memoria, sono rimasta ad osservare quelli che, quando la compagna non c’è, indossano perizoma e calze a rete e accendono la webcam; quelli che fanno meglio l’amore se c’è qualcuno che li guarda; quelli che non sono gay e neppure bisex, ma non disdegnano il sesso orale tra uomini; quelli che frequentano i parcheggi; quelli che si fanno scopare la moglie, quelle che si fanno scopare i mariti e quelli che più siamo, più ci divertiamo.

Ho osservato donne e uomini ritagliarsi uno spazio per esprimere la propria sessualità oltre le regole del senso comune, godendo di situazioni che non sempre si possono raccontare. Ho empatizzato con loro, mi sono immedesimata in questi scampoli di vita consumati in un contesto protetto e in uno spazio-tempo liberalizzato. A volte ho provato invidia e altre pena, spesso mi è capitato di fantasticare, proprio come loro, sulle potenzialità e i limiti del sesso. Ho visto vizi di forma ed errori di concetto risolversi semplicemente mollando il freno a mano, smettendo di esercitare la logica del controllo e della castrazione del desiderio.

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Ho capito che è meglio non credere troppo a quello che la gente dice (internet è pieno di bugiardi), ma limitarsi a valutare quello che fa (anche se internet è pieno di istrionici mitomani). Ma soprattutto ho capito che essere sex positive è una questione di stile, un’attitudine mentale che passa dall’accettazione delle zone d’ombra e degli spigoli dell’io. In fondo, siamo quello che scopiamo: impariamo ad accettarlo.

PS: State calmi! Nel frattempo mi sono licenziata e l’azienda non cerca personale.

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