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In Stazione Centrale a Milano ha aperto un mercato pieno di street food, ristoranti e alcol

Potrebbe sembrare un posto fighetto solo per i turisti, ma il Mercato Centrale di Milano potrebbe essere in realtà una boccata d'aria anche per i milanesi.
Roberta Abate
Milan, IT
Mercato Centrale Milano Botteghe
Foto per gentile concessione di Mercato Centrale di Milano

Se me lo aveste chiesto solo ieri pomeriggio vi avrei detto che la pensavo così: l’idea di un agglomerato di botteghe, ristoranti e bar in stazione Centrale a Milano era poco lungimirante durante una pandemia ancora ampiamente in corso, con un futuro così incerto, fra Green Pass e una mobilità ridotta. Poi sono andata all’inaugurazione serale del Mercato Centrale di Milano e ho pensato che forse avevo torto, e che quello che reputavo essere un luogo anacronistico senza molto senso nel 2021, era invece un buona idea. Anche in un momento storico così complesso.

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Non darò seguito alla retorica del “ricominciare” della “Milano che non molla”, “il nuovo Fuorisalone”, perché Milano ha mollato molto in questi due anni, e va bene così; la vita “performativa” a cui eravamo abituati era insostenibile. Però l’apertura del Mercato della Stazione Centrale è senza dubbio una pausa dalle angosce e ciò che era stato inizialmente pensato soprattutto per i turisti potrebbe diventare un luogo anche per chi a Milano ci è rimasto nonostante il Covid.

Cos’è il Mercato Centrale

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Foto per gentile concessione di Mercato Centrale di Milano​

Un breve recap: il Mercato Centrale è un progetto che nasce a Firenze nel 2014, nello storico mercato coperto di San Lorenzo, dove botteghe storiche e nuove realtà si sono unite per offrire a turisti e autoctoni il meglio della ristorazione e dello street food locale. Il format ha così tanto successo che viene replicato a Roma nel 2016, vicino alla Stazione Termini (via Giolitti), e a Torino a Porta Palazzo nel 2019.

Tolto quello di Torino, ho frequentato più di una volta sia quello di Roma che di Firenze. Ho sempre ritenuto che rappresentassero un facile approdo per chi giunge famelico in una città e ha voglia di mangiare qualcosa di buono, ma non ha ancora altri grandi punti di riferimento. Per intenderci a Firenze c’è il Lampredotto di Lorenzo Negro e a Roma la pizza di Pier Daniele Seu e Gabriele Bonci.

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Probabilmente rimangono dei luoghi più adatti a una pausa pranzo, e in generale più a dei turisti che dei locali, ma sono oasi in città a volte respingenti e questo non è poco.

Il Mercato Centrale di Milano

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Grafiche stile street art in tutto il mercato.

Il mercato di Milano invece doveva aprire poco prima che scoppiasse la pandemia; in questo anno e mezzo in Stazione campeggiavano i manifesti del Mercato Centrale in stile “stiamo arrivando” ma era chiaro che nulla avrebbe aperto, almeno durante le fasi più acute della pandemia. E da oggi il Mercato è in attività, con una grafica forse posticcia, che vorrebbe rimandare a graffiti e street art, e con una struttura che richiama il solito modo di concepire l’ “urbano” - vetro, cemento, ferro. Vi dirò che nonostante questo l’ambiente è godibile e restituisce un pezzo di Milano ben saldo: quello dei grandi cocktail bar, della rinascita della pizza e del pane buono, dei ristoranti di pesce, dei ravioli cinesi e dell’esterofilia filoamericana.

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Agie Zhou e il team della Ravioleria Sarpi.

Appena si entra - dovete dirigervi verso Piazza IV Novembre e via Sammartini - ad accogliere ci sono le botteghe di Davide Longoni, con il suo pane artigianale e la pizza in teglia da mangiare comodamente prima di prendere un treno, e i ravioli cinesi di Agie Zhou della Ravioleria Sarpi. Quasi di fronte le Empanadas del gruppo guidato da Thomas Piras, Matias Perdomo e Simon Press, celebre per Contraste e per altri format più pop come Pastificio Urbano. Ancora capi saldi con la Pasticceria Martesana e Giovanni Mineo e Simone Lombardi di Crosta, che qui si concentrano sulla pizza tonda.

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Ma oltre al cibo da mangiare in modo veloce, qui c’è tutto un pensiero anche sulla spesa, come dovrebbe essere in effetti nei mercati: pescheria (si può anche chiedere di mettere sottovuoto il pesce) e macelleria, bottega biologica. Da bere ampia scelta: le cose più interessanti, a mio avviso, il bar dei ragazzi del Mag e la vineria di Tannico, che ha fatto una selezione con diverse referenze di vino naturale, da consumare in loco o da portare all’amico da cui state andando a scroccare ospitalità, se siete in partenza.

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La pescheria Pedol

Al piano di sopra, dove gli spazi sono un po’ bassi e forse angusti, c’è anche un ristorante vero e proprio: il Rendez-Vous di Marciana Marina (Isola d’Elba), con pesce cucinato al carbone vegetale. Ho assaggiato un po’ di polpo e pesce e la qualità sembra molto alta.

I prezzi? Non bassi: sono in media con Milano, quindi non popolari. Ma d’altronde i prezzi dei vari baretti della stazione non smentiscono questa corsa al rincaro, neanche per una pizzetta molliccia riscaldata, quindi non urlerei allo scandalo.

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Il team della pizzeria Crosta

E mentre mangio una pizza con patate, pesto e stracchino, rubata al bancone di Crosta, mentre mi dirigo verso un buon calice di vino, mi dico che non pensavo di vedere un posto così oggi, che riuscisse ad avere un senso anche nella Milano del 2021.

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